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IRRATIONAL MAN Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 novembre 2015
 
di Woody Allen, con Joaquin Phoenix, Emma Stone, Parker Posey (Stati Uniti, 2015)
 
Vogliamo definirlo giallo filosofico? Fatto sta che a 80 anni e la bellezza di quasi 50 pellicole alle spalle, Woody Allen non solo da ancora una prova d'immutata, sovrana padronanza del linguaggio cinematografico. Ma stupisce, il che non è ormai più da tutti, in una sorta di cinico elogio del crimine. Con questa storia di un professore di filosofia che non trova che quel ricorso, a dir poco trasgressivo, per colmare i propri vuoti esistenziali.

IRRATIONAL MAN sembra spezzato in due; e non solo perché raccontato in prima persona da due protagonisti che finiranno antagonisti (uno degli aspetti interessanti del film). Con una prima parte, piacevole e un filo logorroica, dalla tipica atmosfera college-movie; con gli echi, certo subito ambigui, da commedia romantica. C'è il sempre impeccabile, ineffabile Joaquin Phoenix, che giunge a dissertare nella piccola università della Rhode Island di Kierkegaard, Kant e Heidegger. Preceduto da una fama d'insegnante sapiente: ma egualmente d'inveterato seduttore, in particolare d'allieve. E bevitore non-stop, appena abbandonato dalla moglie, di recente privato del suo migliore amico, saltato su una mina in Irak. E c'è la pur circospetta studentessa (Emma Stone, già molto brava nel precedente MAGIC IN THE MOONLIGHT), con la quale le cose finiranno secondo prassi.

Poi, dalla metà del film in poi, proprio quando lo spettatore pensa di essersi comodamente installato in una di quelle commedie di costume sarcastico care al maestro, ecco qualcosa agli antipodi. D'improvvisamente cupo. D'hitchcockiano, addirittura dostojevskiano: la scoperta del delitto perfetto. L'illusione di giungere a padroneggiare il proprio destino; così come gli innumerevoli oggetti della propria condizione di seduttore infallibile. E' una morale, ovviamente perversa, che Woody Allen non affronta però con la sua proverbiale, irresistibile malizia, Ma quasi con amarezza. Non tanto affinandosi nell'inesorabile perfezione delle mitiche meccaniche del genere, quelle di Fritz Lang o di Alfred Hitchcock. Ma affidandosi a un pessimismo che non è più quello deliziosamente sarcastico, culturalmente identitario che lo ha reso celebre.

Già nel 1989, nei toni tragicomici di CRIMINI E MISFATTI, il regista aveva affrontato, in equilibrio perfetto tra tensione e ironia, il tema della colpa e dell'espiazione. Così come 16 anni più tardi in MATCH POINT, aveva genialmente traslato il suspense tortuoso dI quell' imbroglio britannico in una riflessione di straordinaria disinvoltura sui capricci impensabili, dettati dalla passione e dal caso. Ora, In bilico tra due momenti che ne fanno l'originalità ma anche una certa premeditazione, privato di un humour leggendario e segnato da qualche eccesso dialogato e dall'asperità della brusca svolta umorale, IRRATIONAL MAN vive sempre di una eleganza semplice e diretta, di una fluidità di montaggio che si alimenta della fotografia splendida di Darius Khondji. Ma non proprio della leggerezza, della grazia continua nell'invenzione che ha accompagnato certi capolavori.

Rimane l'impegno incredibile, dopo qualche opera minore (ma pure l'ancora magnifico BLUE JASMINE), dell' umorista spregiudicato che coraggiosamente continua a galoppare il paradosso.


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